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Compagno surfista

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(foto inculata a Massimiliano Puglise)

Io e te siamo uguali, compagno surfista. All’alba ci svegliamo e scrutiamo il cielo, annusiamo il vento, guardiamo l’orizzonte per capire se è la giornata giusta, se troveremo l’onda perfetta. Negli occhi ancora l’onirico ricordo di baie onululu, coralline australi, beivuocce santamonica, affanculo bianche-scogliere-di-dover. Un ciuffo biondo di capelli scarmigliati dal vento, il sale che brucia la pupilla cerulea, la pelle riarsa dal sole e dal sale. Io e te siamo uguali, compagno surfista.

Polvere, paraffina, neoprene e sotto il culo poco o niente per tenerti a galla. Anche oggi è giunta l’ora. Scegli il momento per entrare in scena. Lo fai con cura, come un rito, una tradizione, come andare in chiesa la domenica col vestito buono, impettito, fronte alta, sotto la glabra ascella il tuo vangelo di poliuretano. Gambe, pancia, braccia si stagliano contro i flutti e contro il vento mentre banchi ossequiosi di cefali zomperelli venuti apposta da Cesenatico mostrano la livrea e chinano il capo al figlio del tritone. No, non è un offesa. Io e te siamo uguali, compagno surfista.

In mezzo ai marosi, solingo a cavallina sul pezzo attendi, ed attendi ed attendi l’onda giusta. Potevi portarti l’iPod almeno. Io e te siamo uguali, compagno surfista, entrambe in attesa di qualcosa che sta per arrivare, quando, non si sa. Vado al bar, prendo una birra ed un gelato per il piccino e tu ancora lì ad attendere, attendere, attendere. Leggo il giornale. Ne dovevo prendere due di birre. Sono le cinque, compagno surfista, mi chiude la coop e se attendi un altro po’ mangiamo stocazzo a casa! Il bambino è diventato ormai del colore di un tizzone da falò di ferragosto spento con il chinotto.

Ecco, all’improvviso l’anomala spuma dirigersi verso di te, piccolo grande uomo in balia della tempesta. Sei minuto nei confronti della maestosità della natura ma hai coraggio da vendere tu. Io e te siamo uguali, compagno surfista. Tutto è pronto, nessuna esitazione. Ti rizzi sul legno alla deriva, ginocchia piegate, busto in avanti, sguardo dritto. Catturi il mostro alla base, dove si sprigiona tutta la sua energia. Sei quasi in piedi, stai quasi per domare la belva. Tutto è perfetto: inclinazione, velocità, cresta e tubo. Tutto è perfetto tranne quello stronzo di tuo cugino Alfio che ti rovina addosso col gommone dei gemellini.

Io e te siamo uguali, compagno surfista, anche io ho un cugino coglione ma s’è vero che il tuo bramar è un onda gigante in un mercoledì da leoni il mio desio è un verde campo di calcetto, pizza e birra con gli amici e magari, se c’esce, anche ‘na chiavatella, di venerdì sera.

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Questo post è stato pessimamente ispirato dalle giornate passate al RomagnaCamp al lido Boca Barranca, dove si è tenuto un contest di surf  che ha allietato glio occhi delle bloggerz presenti con esemplari di maschio mediterraneo meschato ed è anche un modo per salutare e ringraziare oltre ai non-organizzatori (Luca, Paola e Giovanni) quanti hanno contribuito affinchè il lurido  mare della riviera mi sembrasse più limpido ed azzurro: Azael, Stefigno, Candy, miriam | william_perry, Stark, ilbellodelweb, Mucio, DelyMyth, cimny, Elena (senzaaggettivi), La Reyna, Ninna e famiglia, Beggi e famiglia, suzukimaruti e compagna, diletta e se dimentico qualcuno perdonatemi, ero ubriaco.

(foto di Candy)

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